Vegetariani per sempredi Franco Libero MancoIL TEOREMA VEGETARIANOOvvero:quello che mangi ti salva o ti uccide
Risposte in sintesi per falsi problemiINTRODUZIONEQuesto manualetto vuole essere uno strumento di facile lettura per coloro che vogliono conoscere i principi basilari della cultura vegetariana, rimandando il lettore a più approfondite analisi in ordine alle tematiche affrontate di natura salutistica, antropologica, etica, ambientale, spirituale ecc. Un breve e sintetico compendio di risposte alle più consuete domande che generalmente vengono rivolge agli addetti ai lavori per superare visioni anacronistiche, ancorate a pregiudizi e tradizioni inesatte e spesso dannose per il raggiungimento del benessere integrale dell’individuo, mediante la volontà di suscitare negli interessati un sano senso critico dei fatti e capire che senza eliminare le cause e senza il cambiamento di errati stili di vita non è possibile guarire da nessuna malattia. A tale motivo l’AVA nel proseguire l’opera di diffusione del Vegetarismo ed in particolare del Veganismo, sostenuta dal prof. Armando D’Elia sul solco già tracciato da Aldo Capitini, da Ferdinando Delor e dai grandi uomini di spiritualità e di scienza di ogni tempo e paese, vuole dare alle persone interessate gli strumenti per conservare o recuperare la salute fisica, l’equilibrio mentale e la sfera morale, attraverso stili di vita ed abitudini alimentari conformi alla nostra natura di esseri pacifici e fruttariani e favorire lo sviluppo di una coscienza umana più giusta e solidale, una mentalità di pace e di disponibilità verso il prossimo. La dieta alimentare infatti è in grado di condizionare l’individuo sul piano fisico, mentale e spirituale e incidere in modo determinante sulla felicità personale e sul destino collettivo dei popoli. Da una nuova cultura umana, fondata sulla consapevolezza delle possibilità personali di essere artefici della propria condizione fisica, psichica e spirituale e da una nuova sensibilità umana aperta alla condivisione e al rispetto di ogni essere vivente è possibile porre le basi per un mondo libero dalle malattie, dalla violenza e dal dolore |
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Mangeresti la carne di un animale morto di morte naturale? Sicuramente no. Eppure mangi quella di una animale ucciso. Mangeresti il cuore, il fegato, i polmoni o il cervello di un essere umano? Certamente no. Eppure mangi le stesse parti anatomiche di un animale. Perché? LA CARNEè incompatibile con il nostro organismo e con la nostra natura; causa malattie e danni alla salute umana; non contiene sostanze diverse dal mondo vegetale; è un prodotto che contribuisce ad inquinare l’ambiente, a distruggere le foreste, a sperperare risorse economiche ed energetiche, a produrre fame nel Terzo Mondo; ostacola lo sviluppo etico e spirituale dell’individuo; è economicamente svantaggiosa; rende l’essere umano più aggressivo e violento, insensibile al dolore e alla morte anche degli esseri umani; abitua l’uomo a giustificare la legge del più forte; lo inclina al disprezzo delle diversità e al valore della vita. Inoltre genera: 1) stimolazione ed aumento innaturale del battito cardiaco e della temperatura corporale 2) eccitazione del corpo e successiva depressione 3) acidificazione del sangue e ossidazione cellulare 4) invecchiamento e senilità precoce 5) leucocitosi digestiva
Se la carne fosse necessario alla nostra salute come spiegare l’eccellente salute di tutti coloro che non consumano questo prodotto? Per nessun essere umano, in nessuna parte del globo e in nessuna epoca storica la carne è mai stata necessaria alla salute dell’uomo. Questo è stato dimostrato dai più grandi uomini di cultura e spiritualità di ogni tempo e paese che hanno escluso dalla loro dieta la carne. Se la carne fosse necessaria alla nostra salute l’umanità si sarebbe estinta sul nascere. I soldati greci, spartani, gli antichi romani, gli eserciti di Cesare e interi popoli dell’area mediterranea erano vegetariani. Molti popoli per tradizione vegetariana, come gli Hunza del Kashmir, i russi del Caucaso, gli indiani del Toda (India), gli indiani dello Yucatan (centro America), i Vilcabamba nell’antico Perù, gli indigeni del Monte Hagen nella Nuova Guinea, i Carani Guarani dell’America del Sud, godono ottima salute fino ad un’età proibitiva per le attuali popolazioni carnivore. Inoltre, che la carne non è necessaria alla salute dell’uomo è stato affermato ultimante da molti prestigiosi istituti di ricerca scientifica, come l'American Dietetics Association, la più grande organizzazione di nutrizionisti americani e canadesi. Nella carne, nel pesce, come in tutti i prodotti di derivazione animale, non vi è nessun principio nutritivo che non sia presente in abbondanza nel mondo vegetale, con il vantaggio che è privo dei dannosi effetti collaterali tipici della carne. Mangiare la carne è ingiusto oltre che dannoso per la nostra salute. Ingiusto perché gli occidentali che vivono nell’opulenza non hanno bisogno di uccidere gli animali che come noi amano la vita, soffrono e hanno terrore della morte; dannoso perché la carne è portatrice di moltissime patologie che generano sofferenza e accorciano la vita dell’uomo.
Tutti gli aminoacidi essenziali sono presenti anche nei vegetali altrimenti come spiegare l’eccellente salute dei vegani? Da dove trassero i nostri progenitori i cosiddetti aminoacidi essenziali durante i milioni di anni di vita nella foresta in cui vissero da fruttariani? È dal mondo vegetale e non dalla carne che gli animali più forti, più resistenti, e più prolifici della terra (come il bue, il toro, il cavallo, il rinoceronte ecc.) traggono gli aminoacidi essenziali per costruire le loro possenti masse muscolari. Il corpo umano può ricuperare qualunque amminoacido assente o carente attingendo alle proprie riserve. Chiunque nell'arco della giornata consuma cereali e legumi fornisce al suo organismo tutti gli aminoacidi necessari senza introdurre colesterolo e grassi saturi, notoriamente deleteri per la salute. Gli aminoacidi di origine vegetale sono identici agli aminoacidi di origine animale e le proteine ottenute dalla combinazione di più alimenti sono più ricche e più assimilabili.
Nel mondo 500 milioni di persone soffrono di carenza da ferro indipendentemente dalla dieta. Attraverso il riciclaggio delle scorie il nostro organismo è in grado di recuperare il 95% del suo fabbisogno di ferro ed è praticamente impossibile per i vegetariani (come dimostrano i dati statistici) accusare carenza di tale minerale in virtù della presenza di vitamina C, rame e cobalto di cui sono ricche frutta e verdura. I vegetariani infatti risultano meno soggetti a carenze da ferro e quindi ad anemie rispetto agli onnivori. Che il ferro-eme venga assimilato più velocemente dal corpo umano non è un vantaggio: l’impatto è traumatico, drogante e stimolante, non terapeutico. Le più avanzate ricerche sul ferro e sull’anemia evidenziano come il migliore ferro possibile sia quello del mondo vegetale, e che le anemie vengono provocate dalle carenze della vitamina C, E, P, Rame, Cobalto e dagli eccessi di B12 (antitetica col ferro e con la vitamina C). Le anemie si verificano non per carenza ferrica ma per scarsa assimilabilità della stessa. Nell’organismo umano esistono processi che consentono di fabbricare globuli rossi partendo dai vegetali. Da dove traggono il ferro necessario gli animali erbivori? I sali minerali utili e assimilabili dal nostro organismo sono solo quelli delle verdure e della frutta, possibilmente crude: la cottura li rende inorganici cioè inassimilabili come succede per il ferro-eme dei derivati animali che devono essere necessariamente cotti per essere consumati.
Non è vero che i vegani sono carenti di vitamina B12: sebbene abbiano spesso livelli di B12 più bassi rispetto agli onnivori, questi livelli sono sufficienti a mantenere regolare la produzione cellulare di globuli rossi. Alti livelli di B12 nei mangiatori di carne causano spesso non solo anemia perniciosa ma anche aggregazioni piastriniche con conseguente rischio di infarto e ictus, oltre ad esagerati livelli di omocisteina che comportano rischi aggiuntivi per il cuore. Più basso è il livello di B12 nei vegani e più alto è il livello di B9 (acido folico), vitamina che sostituisce validamente la B12 e che si assume facilmente mangiando foglie verdi, mentre è in contraddizione con la vitamina C e col ferro. Le minuscole percentuali di B12 presenti nel mondo vegetale sono sufficienti a scongiurarne la carenza. I vegani adulti in buona salute riassorbono quasi il 100% della B12 secreta nella bile, riuscendo così a ritardare la comparsa del deficit per 20 o 30 anni. Solo se i livelli sono veramente bassi, e se nel contempo ci sono sintomi di danni neurologici o di anemia perniciosa, allora si potrà dare come emergenza delle pasticche sottolingua o delle iniezioni di B12. È estremamente raro che la carenza di tale vitamina causi danni al sistema nervoso e quando ciò si verifica la causa non è da ricercare tanto nella carenza della singola vitamina quanto nel sistema chimico-fisiologico in sinergia con la stessa che sempre risiede in un cattivo stile di vita, che non è certo quello vegano. Ci sono molte ragioni e molte malattie per cui la B12 non è assorbita nell’intestino: malattia celiaca; psilosi tropicale (caduta apelli), enteriti e tubercolosi intestinale (lesione parete intestinale), operazioni chirurgiche riduttive degli intestini, diverticoliti al piccolo intestino, presenza di vermi. Uno studio recente del Dr. A. Mazofa, pubblicato nel numero di novembre 96 di New Century Nutyrition, ha dimostrato che tutte le piante contengono B12. In particolare quelle coltivate organicamente contengono 3-4 volte più B12 di quelle fertilizzate chimicamente. Alimenti vegetali che contengono vitamina B12 sono: piselli, rape, pane integrale, carote, avena, soia, mandorle, arachidi, asparagi, fichi, lenticchie, avocado, cavoli di Bruxelles, cavolfiore, susine, noci di tutti i tipi, funghi. I pesci sono tra le sostanze più putrescibili esistenti in natura e gli alimenti sono tanto più dannosi quanto più rapida è la loro putrefazione. Sono ricchi di purine (sostanze azotate che fanno aumentare i livelli di acidi urici nel sangue) e di metalli pesanti dovuti all’inquinamento delle acque a causa degli scarichi industriali e fognari. Il 70% del pesce consumato in Italia viene dall’estero, il 40% da allevamenti. I pesci d’allevamento contengono enormi quantità di additivi chimici, di ormoni e farmaci che servono ad aumentare velocemente il peso dell’animale, oltre ad evitare epidemie. Uno studio condotto dall’Onu dimostra che ogni anno vengono versati in mare 900 mila tonnellate di fosforo, 200 milioni di tonnellate di azoto e 85 mila tonnellate di metalli pesanti, 200 mila di organocloruri, 47 mila di idrocarburi policiclici aromatici provenienti dalle aziende petrolifere, dall’industria chimica, metallurgica e dagli impianti per il trattamento delle acque fognarie. I grassi del pesce sottoposti a cottura perdono il loro enzima lipase, indispensabile per una loro parziale digetione-assimilazione. Il grasso cotto del pesce forma creatina, sostanza micidiale per il fegato. Nel pesce ci sono velenose concentrazioni di cloruro di sodio (che con la cottura diventano massa inorganica causante tumori gastrici, ritenzione idrica, gravi idropisie), diossine, ritardanti, alte concentrazioni di minerali tipo mercurio e cadmio. Il pesce contiene le stesse tossine delle carni e può causare, oltre i danni della carne, parassitosi, asma, eczema, prurito, allergie, malattie renali, danni al sistema nervoso, salmonella ecc. Oltre al mercurio deve preoccupare la presenza, nelle cozze, nelle ostriche e nei crostacei, del cadmio e del piombo. Spesso le cozze sono causa di epatite A. Il pesce, i molluschi ed i crostacei in genere, sono sostanze ad altissima velocità di putrefazione. Questo processo putrefattivo continua all’interno dello stomaco e poi dell’intestino. Nel pesce come in tutti gli animali uccisi violentemente dall’uomo e poi mangiati, vi è il terrore, l’angoscia, la paura dell’animale: più è lunga e dolorosa la morte di un animale più è pregna di vibrazioni negative. La morte del pesce è tra le più atroci che si possano immaginare, sia che vengano uccisi con la fiocina, l’arpione, il coltello o per asfissia nelle reti. Il dolore è ciò che accomuna tutti gli esseri viventi. Se noi umani potessimo udire il grido di dolore dei pesci agonizzanti nelle reti un uragano di terrore coprirebbe la faccia della terra e nessuno più oserebbe uccidere o mangiare le creature del mare. Non meno crudele è la sorte degli animali dotati di zampe: quando vengono immersi ancora vivi nell’acqua bollente, oppure arrostite sulla piastra, schizzano via come saette. Altrettanto tremenda e dolorosa è la morte per asfissia del pesce pescato con le reti: le convulsioni dell’animale sono la più palese manifestazione di dolore. L’amo che viene estratto dalla bocca del pesce che si contorce dallo spasimo e che lacera anche parte della testa è paragonabile ad un arpione conficcato nella bocca di un uomo che viene estratto fracassandogli le mandibole, la fronte ed il cervello. Molti pesci hanno intelligenza pari se non superiore a quella di molti animali terricoli. Il polpo ha un cervello molto sviluppato e l’intelligenza del delfino supera quella del cane. Se il pesce fosse necessario alla nostra buona salute come si spiega l’ottima condizione di coloro che non lo mangiano? Non esiste la purché minima prova scientifica che il fosforo contenuto nel pesce possa aumentare, anche minimamente, le facoltà intellettive della persona. Anzi pare sia vero il contrario dal momento che gli Eschimesi, che si nutrono quasi esclusivamente di pesce, consumato per la maggior parte crudo, oltre ad avere la vita media più bassa in assoluto (circa 30 anni) hanno anche il più basso quoziente intellettivo. Non sarà colpa del pesce che questo popolo non si è mai distinto in nessun campo culturale, artistico, scientifico o spirituale? Nessuna generazione che ci ha preceduto si è mai preoccupata di procurarsi l’Omega 3 dal pesce. Se fosse necessario alla nostra salute come avrebbero potuto sopravvivere i nostri antenati nella foresta intertropicale? Come fanno a godere di ottima salute i vegetariani? Il pesce non contiene solo gli Omega 3 ma anche moltissime sostanze dannose per la nostra salute: diossine, mercurio, cadmio, piombo, purine. La popolazione mondiale è afflitta da eccesso di PG II-negative, ovvero da eccesso di Omega-3 da carne e da pesce, nonché da carenza di PG I-III-positive, ovvero da Omega-3 da verdure e frutta di cui il corpo umano ha bisogno. Le PG 1 e 3 sono positive e ottime purchè crude: la cottura rompe i doppi legami insaturi e li ritrasforma in saturi. Le PG 1 e 3 sono vasodilatatrici, regolano la coagulazione, abbassano il colesterolo LDL, svolgono azione antinfiammatoria e mantengono il bilancio elettrolitico. Le PG 2 hanno invece effetti opposti, causano: ritenzione idrica, aggregazione piastrinica, infiammazioni, aumento di pressione nel sangue. Studi clinici sull'uso di pesce ed olii di pesce nei sopravvissuti da infarto miocardico mostrano una riduzione della mortalità tra il 15 ed il 30%. Per contro l'uso di diete a base di cibi vegetali, che includono olii vegetali ad elevato contenuto di acidi grassi monoinsaturi ed Omega-3, mostrano una riduzione della mortalità del 50-70%.
Bere latte è come succhiare le mammelle alla mucca. L’uomo del paleolitico non usava latte vaccino eppure aveva ossa robustissime. Studi condotti in molte parti del mondo su miglia di persone per decine di anni hanno evidenziato che il più alto tasso di osteoporosi è riscontrabile dove è maggiore il consumo di latte e latticini. L’uomo è il solo animale che prende il latte (di un altro animale) dopo lo svezzamento, anche se dopo i primi tre ani di vita perde gli enzimi (rennina e lattasi) preposti per la digestione del latte. Il latte della mucca è adatto al vitello che ha una velocità di crescita 3 volte superiore a quella del bambino ed una necessità proteica quasi 4 volte maggiore. Solo il 25-30% del calcio presente nei latticini viene assimilato, il resto precipita sotto forma di fosfato di calcio e viene eliminato con le feci perché i latticini non contengono la vitamina K fondamentale per il corretto assorbimento del calcio. Tre quarti di tutte le allergie e metà dei problemi digestivi del bambino sono causati dal latte vaccino. Oltre a casi di asma, di insonnia e di affezioni, il latte vaccino provoca nel bambino carenza di ferro. I reni di un bambino nutrito con latte vaccino arrivano ad essere un terzo più grossi di quelli di un bambino nutrito al latte di donna: l’ipertrofia è determinata dal superlavoro cui sono sottoposti i reni. L’eccesso proteico del latte vaccino oltre ad oberare i reni ed il fegato, arreca danni all’ipofisi, alla tiroide e al surrene. Il fosforo presente nel latte vaccino è circa 6 volte maggiore che nel latte umano, questo blocca l’assorbimento del calcio provocando nel lattante una tendenza alla ipocalcemia. Il latte produce una quantità di catarro e di muco che si fissa sulle pareti dello stomaco impedendo l’assorbimento delle sostanze alimentari. Anche la caseina del latte, base di una delle più potenti colle per il legno usata per la costruzione delle navi, si deposita sulle pareti dello stomaco impedendo l’assorbimento delle sostanze alimentari. Al latte e alle uova sono da attribuire almeno la metà di tutti i cancri maschili e a più di due terzi dei cancri femminili. Un quinto dell’umanità vive benissimo senza usare latte vaccino: Cinesi, Giapponesi e Coreani... Il latte vaccino contiene circa 59 tipi di ormoni (pituitari, steroidei, adrenali, sessuali etc.) tra cui il piú importante l’ormone della crescita veloce dei vitelli. Il latte può anche essere contaminato da prodotti chimici, ormoni, antibiotici, pesticidi, pus proveniente dalle mastiti, virus, batteri, prioni...; viene comunemente arricchito con additivi, vitamine e minerali sintetici, semi, piante, frutti, proteine, acidi grassi... Nei formaggi vi è un’alta concentrazione di farmaci, di diserbanti ed additivi. I nitrati (conservanti) si trasformano facilmente in nitrosammine potenzialmente cancerogene. I formaggi stagionati contengono molte proteine, grassi saturi e colesterolo. Il calcio assimilabile e adatto al nostro organismo per quantità e qualità è solo quello dei vegetali, ortaggi, legumi secchi, verdure, frutta secca e fresca. L’assenza di latte vaccino non provoca carenza di calcio: al contrario blocca 7 volte su 10 lo sviluppo dell’osteoporosi. Omogeneizzazione, pastorizzazione, terilizzazione. uht, distruggono gran parte delle sostanze nutritive. La pastorizzazione disgrega calcio, magnesio e fosfati indispensabili per la formazione delle ossa, oltre a causare parziale coagulazione delle proteine MALATTIE CORRELATE AL CONSUMO DI LATTE:anemia ferropenica, artrite reumatoide e osteoartrite, asma, autismo, cancro allo stomaco, alla mammella, all’ ovario, al pancreas, alla prostata, al polmone, al testicolo, cataratta, colite ulcerosa, diabete mellitus tipo 1, dolori addominali, malattia di Crohn, malattie coronarie, sclerosi multipla, stitichezza, fatica cronica, incontinenza urinaria, intolleranza al lattosio, linfomi, emicrania, orecchie, naso, gola, reazioni allergiche, emorragie gastrointestinali, sindrome di cattivo assorbimento, problemi di sonno, ulcera peptica, difficoltà di apprendimento nei bambini…
Le uova possono essere contaminate da salmonelle e dalle tossine degli stafilococchi, per il fatto che residui fecali rimangono sul guscio e, a causa della sua porosità, possono penetrare all’interno dell’uovo e contaminarlo. Inoltre le uova contengono i farmaci che vengono somministrati alle galline per prevenire o curare malattie, ma anche per aumentarne la resa. L’albume dell’uovo è difficilmente digeribile e scarsamente assimilabile, mentre, il tuorlo di un solo uovo ha la stessa quantità di colesterolo di 300 grammi di carne. Non va dimenticato il modo crudele in cui vengono tenute per tutta la loro breve esistenza le galline ovaiole e che, una volta sfruttata al massimo la loro capacità produttiva, vengono barbaramente uccise. Nel mondo 20 miliardi di galline ogni anno vengono uccise. In Italia 40 milioni di galline producono 12 miliardi di uova. Nuovi studi, pubblicati dall’American Journal of Clinical Nutrition, e Circulation confermano che il consumo di 1 o più uova al giorno aumenta il rischio di morte di circa il 25% in confronto a chi consuma meno di un uovo alla settimana. L'entità del rischio raddoppia nei diabetici. Anche il rischio di insufficienza cardiaca è risultato superiore del 28% nei soggetti che consumano 1 uovo al giorno. L’uovo è carne liquida e chi mangia l’uovo partecipa all’uccisione dell’animale. Chi consuma uova di gallina, anche se queste sono cosiddette ruspanti o da allevamenti biologici, non evita l’uccisione dei pulcini maschi o di una moltitudine di polli. Le uova, nella preparazione di alcune pietanze, non essendo un alimento né necessario né adatto al nostro organismo, possiamo sostituirle con: farina di soia, fecola di patate, amido di mais, tofu bianco, banana, patata schiacciata, briciole di pane inumidito, farina di ceci, maizena, lievito di birra, malto…
Anche le guerre e gli omicidi sono stati sempre compiuti dall’uomo, non per questo si possono giustificare e perpetuare tradizioni sbagliate. Per milioni di anni i nostri progenitori nella foresta vissero da vegetariani. I cambiamenti climatici di circa due milioni di anni fa li costrinse a includere nella loro dieta anche porzioni di carne nella misura del 20-30%. Da allora si svilupparono le maggiori malattie e si ridusse la lunghezza della vita umana. Negli ultimi millenni la carne è stata un bene accessibile solo alle classi abbienti che però venivano colpite dalla cosiddetta putredine reale e dalla gotta, mentre il popolo consumava la carne solo in circostanze rituali o festive. Nei tempi recenti la popolazione, per colmare la fame ancestrale di un prodotto considerato status simbol di benessere economico, consuma alimenti carnei e derivati come nessuna generazione precedente restando vittima delle peggiore patologie ad essa correlate.
Se fosse onnivoro avrebbe un organismo fisiologicamente strutturato per metabolizzare la carne. L’anatomia comparata, la fisiologia comparata, l’embriologia, lo studio degli istinti, la immunologia ecc. dimostrano chiaramente che l’uomo, come gli animali folivoli-fruttariani, è strutturato a mangiare frutta, germogli e semi. Questa è stato affermato anche da: Baron Gorge Cuvier (1769-1832), uno dei maggiori naturalisti: “L’uomo sulle basi della propria struttura, è un mangiatore di frutta, della parte succosa dei vegetali e delle radici”. Dr. Richard Lehne, anatomista: “L’anatomia comparata prova che la dentatura umana è totalmente frugivora e ciò è confermato dalla paleozoologia con documenti vecchi milioni di anni”. Carolus Linnaeus (1707-1778), celebre botanico: “La frutta è il cibo più adatto alla bocca, allo stomaco, alle stesse mani dell’uomo, disegnate appositamente per raccogliere e mangiare frutta”. Sylvester Graham (1794-1851): “Esiste un rapporto definito tra la costituzione fisica di un animale e il suo alimento naturale”. Le recenti scoperte sui geni e la mappatura completa del genoma umano hanno confermato la caratteristica fruttariana del genere umano. Antropologi, anatomisti, gastroenterologi, biologi, cardiologi, cancerologi, sono concordi sulla struttura fruttariana del corpo umano. La morfologia umana evidenzia la differenza strutturale tra noi e gli animali carnivori: forma del cranio arrotondata, formula dentale diversa, movimenti laterali e antero-posteriori della mandibola, incisivi adatti ad addentare la frutta, molari piatti idonei a triturare semi, canini poco sviluppati, scarsità di acido cloridrico per la disgregazione delle proteine, assenza di enzima urikase per la disintegrazione degli acidi urici, pollice opponibile adatto a raccogliere frutti e semi, sedere grosso, intestino saccoluto adatto alla fermentazione di cibi vegetali. L’uomo come le scimmie antropoidi ha due mani e due piedi, niente coda, occhi che guardano in avanti, ghiandole mammarie sul petto, milioni di pori sudoripari nella pelle, ghiandole salivari ben sviluppate, saliva ed urina alcalina, lingua liscia, stomaco con duodeno, intestino sacculato lungo 12 volte la lunghezza del tronco, cioè a zone che servono alla fermentazione degli alimenti vegetali, placenta discoidale, colon convoluto. Il fatto che le scimmie antropoidi siano vegetariane indica chiaramente che l’essere umano non sia stato strutturato dalla natura a mangiare la carne, e che non è, come alcuni sostengono, un animale onnivoro. L’animale onnivoro, infatti, ha 4 zampe, coda, occhi che guardano di lato, mammelle sull’addome, incisivi assai sviluppati, molari possenti, formula dentale differente dalla nostra, saliva ed urina acida, fondo dello stomaco arrotondato, canale intestinale 8 volte la lunghezza del tronco, placenta non caduca.
Se l’essere umano dovesse mangiare di tutto per stare in salute sarebbe la sola specie nell’universo a doverlo fare: ogni specie mangia solo ciò che ha stabilito la natura. Cosa significa mangiare di tutto? Consumare oltre a carne, pesce, latticini e uova anche insaccati, affettati, fritti, burro, sostanze nervine, zuccheri raffinati e bibite gasate? E non è forse questa la causa scatenante le peggiori patologie umane: quello di mangiare ANCHE cibi incompatibili con il nostro organismo? Ogni organismo vivente (come ogni macchina) è programmato per funzionare con un suo specifico propellente: sbagliare alimentazione è come mettere gasolio nel serbatoio di un’automobile costruita per funzionare a benzina: avrà certo un’esistenza breve e problematica. “Mangiare di tutto” non è la soluzione del problema ma il problema della salute umana.
I bambini non hanno bisogno della carne allo stesso modo degli adulti e delle persone anziane. Nel periodo dell’allattamento, in cui il bambino compie il suo massimo sviluppo corporeo e cerebrale, viene nutrito esclusivamente con il latte materno, che ha un contenuto proteico dello 0,9%, cioè circa 20 volte inferiore a quella della carne e 3,5 volte minore a quello del latte vaccino. La carne e il latte vaccino sono “bombe proteiche” che costringono gli organi emuntori ad un lavoro eccessivo che predispone a ipertrofia renale e obesità. La composizione chimico-biologica più vicina al latte materno è la frutta e la verdura. Come i genitori impediscono al bambino di seguire abitudini malsane e pericolose come il fumo, la droga o l’alcol, dovrebbero indirizzarlo sulla via della salute fisica, mentale e spirituale. In questo modo sarà un bambino privilegiato, una “consacrato” alla non violenza, una bambino che non avrà sulla coscienza l’uccisione di molti suoi fratelli animali, che spontaneamente dimostra di amare, e per questo sarà un bambino sensibile, intelligente, sano e felice. La carne può piacere alla lingua ma non al fisico e alla coscienza. Diceva Seneca “Uccide più lo stomaco della spada”. L’indifferenza verso il dolore altrui è la madre di tutti i delitti. Non è forse lo stesso motivo che muove il ladro, il criminale o lo stupratore, quando cerca il suo piacere, incurante della sofferenza che causa il suo gesto? Se bastasse il piacere a giustificare le nostre azioni tutto sarebbe lecito e il mondo sarebbe un inferno. Un tempo la nostra società giustificava lo schiavismo, ma se fossimo noi dalla parte degli oppressi sicuramente ci ribelleremmo a questo ingiusto e crudele destino. Quando una persona considera più importante il piacere del suo palato della sofferenza e della vita degli animali che sacrifica, non ragiona con il cuore ma con lo stomaco ed è quindi come cercare di sensibilizzare o indurre a saggezza una statua di marmo. Se coloro che mangiano la carne dovessero uccidere con le proprie mani un animale, forse cambierebbero opinione. È come dire: “Se non fumo più come sostituisco la nicotina ed il catrame”? La carne non va sostituita, va semplicemente eliminata al pari dell’alcool, delle droghe o del tabacco: oltre a causare dipendenza, genera malattie all’organismo. Non vi è nessun nutriente nella carne, che non sia presente negli alimenti di origine vegetale, con il vantaggio che, questi ultimi, sono privi di tutte le sostanze dannose della carne, come: le tossine cadaveriche (es: putrescina, la cadaverina, ptomaine ecc.), i grassi saturi e il colesterolo, i pesticidi (contenuti negli alimenti destinati agli animali in maggior misura, perché di scarto), farmaci di varia natura (somministrati agli animali per immunizzarli alle varie malattie, dovute al disumano modo di allevarli, o per farli ingrassare più in fretta), o additivi per dare alla carne il colore e la consistenza desiderata. Nei cereali, legumi, frutta fresca e oleosa, ortaggi freschi e biologici sono in grado di assicurare al nostro organismo tutti i nutrienti necessari. Un medico che consiglia di mangiare carne o pesce se fosse a conoscenza delle statistiche relative ai danni causati dalle carni, probabilmente non la consiglierebbe. Lo scopo della medicina allopatica è quello di curare e non di far guarire le persone dalla malattie. Il medico che consiglia la carne è vittima dello stesso meccanismo propagandistico delle grandi multinazionali dell’alimentazione. La salute non rende, mentre la malattia dà sostentamento ad un esercito sconfinato di medici e paramedici. Se la gente non si ammalasse più, i medici, gli infermieri, gli istituti di ricerca e le industrie chimico- farmaceutiche resterebbero senza lavoro. Mangiare la carne non è come scegliere di mangiare pasta o patate: c’è di mezzo la sofferenza e la vita d un essere fatto come noi per il quale (come per noi stessi) vivere o morire non è la stessa cosa. È forse la stessa cosa lasciar vivere un vitello, un coniglio, un capretto o spaccagli il cuore con un coltello? È forse la stessa cosa lasciare nel suo ambiente marino un’aragosta o gettarla viva nell’acqua bollente? Rispettare la scelta di chi mangia la carne è come rispettare l’idea di chi giustifica lo schiavismo, il razzismo, la tortura o la pena di morte. Se in gioco vi fosse la vita di una persona a noi cara certo non saremmo così concilianti verso il rispetto delle idee altrui. La carne è un falso apportatore di energia. La carne agisce sul sistema nervoso come un eccitante che genera dipendenza e, specialmente nel bambino, induce irrequietezza ed aggressività perché causa caduta del tasso di calcio. Per digerire un pasto a base di carne c’è un dispendio di energie pari a 5 km di corsa, mentre le energie consumate per un pasto a base di frutta sono quasi nulle. Gli alimenti che danno energia all’organismo sono i carboidrati. La carne è un alimento adatto agli animali predatori, a cui serve una carica immediata, per rincorrere la preda: dopo un primo attacco, risultano stremati. Al contrario degli animali erbivori hanno una resistenza alla fuga notevolmente superiore. Osservando la natura si può notare che, gli animali più forti, oltre che miti, pacifici e socievoli, sono vegetariani come il gorilla, il bue, il cavallo, l’elefante, ecc. mentre gli animali più aggressivi e solitari sono carnivori. I cibi ad alto contenuto proteico, di provenienza animale, apportano notevoli quantità di tiroxina, dopamina e noradrenalina e carenza di triptofano e serotonina, con conseguente disposizione alla competizione, alla lotta, a comportamenti aggressivi, autoritari e violenti. Dalla demolizione delle proteine animali si ha la liberazione di alcuni aminoacidi, a partire dai quali si formano importanti neurotrasmettitori, che generano aggressività, come la dopamina. Gli alimenti contenenti triptofano in abbondanza (legumi, nocciole, mandorle, patate, spinaci, cavoli, zucchine, pomodori ecc.) producono nel cervello il neurotrasmettitore serotonina che, attivando le encefaline, induce alla socievolezza, al comportamento pacifico, alla calma e alla distensione neuromuscolare. Questo favorisce l’azione delle onde encefalografiche di base, “alfa”, tipiche di un cervello vigile e cosciente, che predispone l’individuo, oltre che alla creatività e all’intuizione, ad un rilassamento nervoso, simile alla condizione che si manifesta durante la meditazione e la preghiera. La visione antropocentrica tende a spegnere la naturale repulsione dell’essere umano verso la violenza, reprime la compassione dell’animo umano e preclude all’uomo lo sviluppo della sfera emotiva, il sentimento più nobile dell’animo umano che può consentire la realizzazione di un mondo migliore. Diventa un sacrificio solo per coloro che vedono in questa scelta la rinuncia ad un piacere. Ma la consapevolezza di risparmiare sofferenza e dolore a migliaia di vittime innocenti, che sono in grado di soffrire e temere la morte, che con il nostro cibo non abbiamo contribuito all’inquinamento dell’ambiente, alla distruzione delle foreste e alla fame nel mondo ricompensa ogni improbabile rinuncia. Inoltre la cucina vegetariana è molto più ricca, buona, nutriente, salutare e varia di quella convenzionale. Più si alleva e più si massacra. Gli animali che vengono sistematicamente uccisi non sono quelli allo stato naturale, ma quelli d’allevamento. La natura non ha bisogno della violenza della specie umana, per conservare il suo ordine ed il suo equilibrio tra le specie. Nessuna specie può svilupparsi in modo esponenziale: superato il limite consentito meccanismi naturali fanno diminuire i suoi componenti. Non fare al altri (uomini ed animali) ciò che non vorresti ti fosse fatto, questa è la legge dell’amore universale, comune a tutte le grandi dottrine teologiche e filosofie di ogni tempo e paese. Il rispetto per un animale non può dipendere dalla sua mole fisica, altrimenti un elefante avrebbe più diritto dell’uomo ad essere rispettato: è la vita, presente in ogni creatura, che dà valore ad ogni essere vivente. L’uomo non ha alcun diritto di uccidere un altro animale, a meno che questo non minacci direttamente la sua vita. Nell’universo c’è posto per tutti. È più saggio e più giusto evitare di essere molestati, piuttosto che dover uccidere un animale. Tutto ciò che esiste, risponde ad un piano preciso ed ha una sua armonia. Disprezzare e uccidere un animale, ritenuto fastidioso, significa disconoscere l’ordine del Creato. Il livello di rispetto degli uomini nei confronto degli animali, dipende dal grado evolutivo della coscienza e dall’intelligenza dell’individuo. Più è vasta e profonda la sensibilità di un individuo e più ingloba nel suo amore tutti gli esseri. La vera evoluzione umana è quella morale e spirituale. Sacrificando gli animali per egoismo, l’uomo preclude a se stesso la vera evoluzione. Una società che non esita a sterminare milioni di animali, che brucia le foreste per gli allevamenti o per le monocolture delle industrie agroalimentari; una società che sacrifica 300 milioni di animali all’anno, per sperimentare i suoi prodotti farmaceutici e le armi di distruzione, è una società senza valori morali ma che paga il suo tributo con la violenza, la disperazione individuale, la fame, la guerra. Sfruttando gli animali come schiavi, sterminandoli per suo uso e consumo, l’uomo ha dimenticato la sua coscienza, la sua sfera spirituale; questo si ripercuote sulla sua salute fisica, mentale e morale e sull’intero pianeta. È proprio l’abitudine a sfruttare, a violentare il diverso, a considerare legittima la sofferenza e l’uccisione degli animali, a non dar valore alla vita degli altri esseri, ad essere indifferenti al loro dolore, a disprezzare il valore delle diversità, ciò che preclude all’uomo lo sviluppo di quelle qualità morali e spirituali che possono consentirgli di rispettare il suo stesso simile e di realizzare un mondo migliore. Come potrebbe l’uomo nuocere al suo simile se fosse educato alla dolcezza verso ogni essere vivente? Questo vuol dire che se la pianta soffre quando viene tagliata è inutile avere pietà degli animali? In realtà spesso chi non vuole fare il suo dovere tira in ballo la violenza naturale. La sensibilità dei vegetali fu studiata dallo studioso indiano Jagadish Chandra Bose ed accertata poi sperimentalmente mediante elettrodi collegati alla pianta. Per questo dobbiamo rispettare non solo gli animali, ma anche le piante, perché tutto ciò che vive, vuole vivere e non morire. Senza la capacità di accusare il dolore ogni essere vivente si lascerebbe uccidere, senza reagire. Non si può porre sulla stessa bilancia la vita del cavolfiore con quella della mucca: sarebbe come considerare uno schiaffo alla stessa stregua di un massacro. C’è una differenza notevole tra la sofferenza di una lattuga, che viene recisa e quella di un cavallo, che viene ucciso: il cavallo, la mucca, il maiale ecc. hanno i nostri stessi meccanismi fisici, chimici e biologici, i nostri stessi ricettori del dolore, per questo uccidere un animale è come uccidere un uomo.“Ma allora dobbiamo vivere d’aria”? Niente affatto! Dobbiamo nutrirci secondo la nostra vera natura di esseri fruttariani, cioè dei frutti della pianta, non della pianta, di semi e cereali, solo in questo modo la nostra alimentazione è eticamente compatibile e nello steso tempo conforme alle nostre vere esigenze chimico-biologiche-energetiche del nostro organismo. I vegani non si nutrono di piante, ma del frutto della pianta e godono ottima salute. In realtà, basta escludere dalla propria dieta i cespi di insalata, i finocchi, il cavolfiore, la verza ecc. per essere coerenti nella scelta della non violenza. Il pomodoro, le melanzane, i peperoni, il carciofo e tutta la frutta, non sono la pianta, ma il frutto della pianta, di cui si nutrono i veganiani. Esserne consapevoli è diverso dall’essere indifferenti alla sofferenza ed alla morte di altre creature. Esiste una scala di valori che la morale ci impone di rispettare. Il rispetto per la vita dipende dal livello spirituale raggiunto dall’individuo, dalla capacità di percepire e condividere il dolore dell’altro, chiunque esso sia, uomini, animali o piante. Ci sono persone insensibili e crudeli, che percepiscono solo il proprio dolore e ci sono persone che, oltre al proprio dolore, percepiscono e condividono anche il dolore degli altri, umani e non umani. La cosa più pressante per la nostra società e che gli esseri umani abbiano una coscienza più sensibile e giusta, più capace di condividere le esigenze vitali dell’altro: allora tutti i problemi svaniranno. Il problema più importante dell’animale è conservare la propria vita e sfuggire alla reclusione, alla tortura e all’uccisione da parte dell’uomo. C’è forse un problema più pressante e drammatico della vita di miliardi di esseri innocenti, che ogni giorno vengono uccisi? Certo l’interesse del boia non coincide con quello della vittima. Rimandare il rispetto degli animali a quando saranno risolti i problemi umani significa infischiarsene dell’inferno a cui l’uomo li ha condannati. Ma tutto è interconnesso: le guerre ci saranno finché ci sarà gente disposta ad uccidere e finché ci saranno i mattatoi vi saranno le guerre, le malattie umane, la fame nel mondo. Considerare giusta tale legge significa accettare di buon grado i soprusi, le violenze e le ingiustizie di chi è più forte di noi. La legge del più forte va bene quando i deboli sono gli altri. Se fossimo noi la preda considereremmo ingiusta questa legge. Se degli extraterrestri che ci trattassero come noi trattiamo gli animali; se allevassero noi e i nostri figli per divorarci; se costringessero le nostre donne a partorire, perché avidi del loro latte e delle tenere carni dei nostri bambini; se ci torturassero, per sperimentare su di noi le loro armi e le loro medicine; se ci costringessero a ucciderci a vicenda nelle arene per loro divertimento, allora non saremmo tanto propensi a giustificare la legge del più forte. Se ci comportiamo da tiranni verso chi consideriamo più in basso, come possiamo sperare nell’aiuto di chi sta più in alto di noi? Cosa significa essere superiori? Avere capacità organizzative? Le capacità extrasensoriali di molti animali superano di gran lunga le qualità intellettive di ogni genio umano. Ammirevoli sono le dighe dei castori, le tele dei ragni tessitori, le organizzazioni sociali delle api o delle formiche. Se è l’intelligenza a rendere l’uomo superiore allora un computer, più di un essere umano, ha diritto al rispetto e alla vita. La vera superiorità sta solo nel bene che si può compiere, nella disposizione a condividere la condizione dell’altro, nella volontà di amare, non solo l’uomo, ma ogni essere vivente, nel capire che tutte le cose sono intimamente legate, come note della stessa sinfonia. L’uomo non è superiore agli animali, è solo diverso. È forse l’intelligenza a rendere l’essere umano una creatura speciale? Aristotele, Leonardo da Vinci, Einstein all’età di un anno non avevano pensieri più sublimi di quelli di un cane. Le capacità dei primati antropoidi non si trovano in persone artistiche o cerebrolese. In molti esperimenti è stata dimostrata la capacità di molti animali a compiere operazioni complesse: l’intelligenza manifestata è pari a quella di un bambino di 2-4-6 anni. Non vi sono esseri superiori o inferiori, ma diversi gli uni dagli altri, che si integrano e si compensano. Per la conservazione della vita sul pianeta, la scomparsa degli insetti non sarebbe meno grave della scomparsa dell’uomo. Quando non si vuole accusare sensi di colpa ci si convince che la vittima non è in grado di soffrire. La stessa convinzione sostenuta per millenni nei confronti degli schiavi. Affermare che gli animali non siano in grado di percepire il dolore, l’angoscia della morte, la sofferenza emozionale significa negare la realtà della vita. La sofferenza è ciò che accomuna tutti gli esseri: la percezione del dolore serve a spingere ogni essere vivente a fuggire la morte e a conservare se stesso, altrimenti la vita si spegnerebbe nell’universo. Gli animali sono creature semplici: si lasciano, come bambini, condurre al patibolo perché non riescono a capire che l’essere umano, animale non predatore, possa ucciderli. Le urla di terrore degli animali durante la macellazione, il loro tremore e spesso il loro pianto disperato, pesano come macigni sulla coscienza collettiva. Ma gli uomini preferiscono ignorare le somiglianze con gli animali, per paura di dover concedere loro dei diritti e dover rinunciare al loro sfruttamento e al “vantaggio” economico che ne deriva. È come se la razza bianca giustificasse i suoi massacri a danno dei neri, per il fatto che questi usano aggredirsi tra di loro. L’uomo usa violenza agli animali perché si sente superiore, ma si comporta peggio degli stessi, dal momento che non agisce per necessità di sostentamento, a differenza degli animali che si aggrediscono solo per motivi di sopravvivenza. L’animale fugge spontaneamente ogni pericolo e se avesse l’abbondanza del cibo di cui dispone l’essere umano sicuramente non aggredirebbe mai altri animali. Un tempo si credeva che gli schiavi erano fatti per i padroni, i deboli per i forti, i neri per i bianchi le donne per gli uomini. Secondo la cultura cattolica occidentale gli animali sono stati creati da Dio per le necessità dell’uomo. Questa concezione, però, non trova giustificazione né sul piano della logica, né su quella della giustizia divina. L’idea, più o meno diffusa, che gli animali siano “fatti per l’uomo” nasce dai brani biblici Gen. 9,3 in cui il Signore dopo il Diluvio, e dopo 10 generazioni di vegetariani, da Adamo a Noè, consente all’uomo di mangiare anche la carne: “Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo come già vi diedi le verdi erbe. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue”. Mangiare la carne significa accettare di vivere la condizione di ribellione al patto con Dio non quella originale prima del Peccato. E ancora in Gen. 2,18 Dio crea gli animali non come schiavi, né tanto meno come oggetti a disposizione dell’uomo, ma come compagni di vita. “Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia SIMILE…”. In questo contesto viene usata la parola “BARA’”, cioè creazione diretta, sia per la creazione dell’uomo, che per gli animali e la parola “NEFESCH”, per indicare l’unico spirito che viene infuso sia negli uomini che negli animali. La licenza a mangiare anche la carne viene data temporaneamente ai sopravvissuti dell’Arca finché la terra restò coperta dalle acque, cioè per 150 giorni. E in effetti sarebbe un controsenso per un Dio buono e giusto legittimare l’uso di alimenti carnei, e quindi l’uccisione di creature innocenti, in un contesto in cui l’uomo può nutrirsi senza spargimento di sangue. Nessuno è in grado di dimostrare che l’uomo sia dotato di anima e gli animali no. L’anima è qualcosa di cui sono in possesso tutti gli esseri viventi oppure nessuno, altrimenti la sua presenza dovrebbe evidenziarsi in particolari attitudini dell’uomo, invece non solo ogni caratteristica umana è presente nel mondo animale ma facoltà eccezionali sono disseminate in ogni specie. Anche nei testi biblici il sostantivo pneuma è usato per indicare lo spirito degli uomini come quello degli animali. In Sap.II 23-26 troviamo: “Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.” In Gb.12,7-10: “Egli ha in mano l’anima di ogni vivente ed il soffio di ogni carne umana”. “Se Egli richiamasse il suo spirito e a se ritornasse il suo soffio ogni carne morirebbe all’istante”: Gb. 34,14. “Dio, Dio degli spiriti di ogni essere vivente”: Num. 16,22. San Bernardo chiama “spirito” l’anima degli animali. Anche S. Giovanni Crisostomo parla dell’immortalità dell’anima degli animali, mentre S. Giustino afferma che l’anima dell’uomo appartiene alla stessa natura di quella del cavallo e dell’asino. Diceva Montaigne : “La presunzione è la nostra malattia originaria. La più calamitosa e la più fragile delle creature è la più orgogliosa. È per vanità che egli si uguaglia a Dio, si attribuisce prerogative divine e separa se stesso dalla folla dei viventi”. Cosa significa essere ad immagine di Dio se non capacità di libero arbitrio? Gli animali non decidono forse delle loro azioni? Se essere ad immagine di Dio significa vivere in armonia con l’ordine naturale della vita, allora una farfalla più dell’uomo è ad immagine di Dio. L’uomo è forse ad immagine di Dio perché capace di comporre sinfonie, costruire grattacieli o di far funzionare un computer? Ogni specie elabora i processi utili al suo sviluppo integrale. Al cavallo non serve scrivere libri, come all’uccello non serve saper dipingere. L’uomo sa fare questo, ma non sa fare ciò che fanno molti animali e nessuno è superiore o inferiore ad altri. La diversità delle cose ci fa capire che l’esistenza di ognuno dipende dall’armonica coesistenza con il tutto. È probabile, ma erano altri tempi, tempi di grande fame, miseria, olocausti, crocifissioni, schiavitù. Nulla di ciò che viene insegnato e tramandato ha valore imperituro, altrimenti non vi sarebbe evoluzione. Il solo episodio in cui Gesù mangia del pesce arrostito, per dimostrare agli apostoli increduli della sua resurrezione, è riportato da Luca il quale ha scritto il vangelo su indicazioni di S. Paolo: ma nessuno dei due erano presenti all’evento. I cronisti del tempo, della prima tradizione cristiana (S. Girolamo, S. Benedetto, Tertulliano, Eusebio, Plinio, Papas, Cipriano, Pantano ecc.) asserivano che Gesù e gli Apostoli non solo insegnavano misericordia per gli animali, ma che erano vegetariani come molte sette religiose del tempo come gli Ebioniti, i Nazorei, i Terapeuti, gli Gnostici, i Montanisti ed altri. Si presume poi che i vangeli siano stati in parte manomessi, prima, nel tempo di Costantino, più tardi, da Gregorio VII ed infine da Sisto V. Sia i vangeli apocrifi che gli scritti originali dell’antica cristianità indicano chiaramente che il consumo di carne non era permesso fino al 4° secolo. Anche le pergamene del Mar Morto, scoperte del 1947 sono chiaramente a favore del vegetarismo. In queste Gesù dice: “Siate compassionevoli non solo verso i vostri simili ma verso tutte le creature poste sotto la vostra tutela. Sono venuto a porre fine ai sacrifici e ai banchetti di sangue e se non smetterete di offrire e di mangiare carne l’ira divina non si allontanerà da voi. Forse che i pesci vengono a voi a chiedere la terra e i suoi frutti”? Nel Vangelo Esseno della Pace Gesù dice: “Colui che uccide uccide suo fratello... e colui che mangia la carne degli animali abbattuti mangia un corpo di morte. Io vi chiederò di ogni animale ucciso come pure vi chiederò delle anime di tutti gli uomini uccisi.”.S. Girolamo dice: “Dopo che Cristo è venuto non è più consentito mangiare la carne”. S. Pietro: ”Il consumo innaturale di carne è contaminante quanto la pagana adorazione dei demoni”. Porfirio: “Gesù ci ha portato il cibo divino, il cibo carneo è nutrimento per demoni”. S. Ambrogio: “La carne fa cadere anche le aquile che volano”. Inoltre Gesù ha istituito l’Eucaristia con il pane e il vino, non con la carne e il vino e vuole ristabilire l’antica alleanza con Dio, prima del Peccato originale, in cui gli uomini, nel Paradiso terrestre, erano vegetariani. Cristo fosse stato indifferente al dolore egli animali allora sarebbe legittimo dubitare che fosse il Figlio di Dio dal momento che altri grandi Iniziati, pur non essendo di origine divina, hanno dimostrato amore e compassione per gli uomini come per gli animali.
In realtà sembra che i pesci fossero una sorta di polpette, un cibo diffuso ancora oggi in Palestina, fatto con una pianta marina conosciuta come “pianta del pesce”, più probabile da conservarsi nella cesta fino al tramonto del pesce crudo. Infatti nei manoscritti del Vangelo si fa riferimento al pesce solo dal IV secolo in poi, prima di tale periodo, per il miracolo, si parla di pane e di frutta. Ache se Gesù avesse moltiplicato realmente i pesci morti, Egli moltiplica la materia non la vita, quindi non causa sofferenza agli animali. Mentre l’episodio della “pesca miracolosa” appare incomprensibile dal momento che si verifica dopo che Gesù, incontrando per la prima volta gli apostoli pescatori disse loro: “Lasciate le reti e seguitemi, farò di voi pescatori di anime”. È forse estremismo avvisare qualcuno del pericolo che corre la sua salute e la sua vita quando consuma cibi che causano dolore e malattie che gli abbreviano la l’esistenza almeno di 20 anni? È forse estremismo evidenziare gli effetti della carne che rendono l’uomo più aggressivo e violento? Far capire che gli allevamenti contribuiscono a suscitare tensioni tra i Paesi che spesso sfociano in conflitti armati? Mostrare le correlazioni esistenti tra alimentazione carnea e fame nel Terzo Mondo? Tra consumo di prodotti animali e inquinamento dell’ambiente? Tra allevamenti e distruzione delle foreste? Tra industria zootecnica e sperpero di acqua potabile e risorse energetiche? Se è estremismo parlare dell’immane tragedia che subiscono miliardi di animali a causa dell’uomo, dell’inferno cui sono condannati negli allevamenti e nei mattatoi in cui trovano solo sofferenza e disperazione nella loro breve esistenza; se è estremismo denunciare la tortura che subiscono nei laboratori di sperimentazione, quando vengono barbaramente trucidati per divertimento nei boschi con la caccia, con la pesca e in qualunque altra attività umana; se invitare alla responsabilità e alla consapevolezza degli effetti prodotti dalle scelte di ognuno; se è estremismo condannare questo perenne olocausto, allora tutto è lecito e l’umanità non ha né il diritto di lamentarsi delle sue sventure né di sperare in un mondo migliore. Nell’accusa di essere estremisti o intolleranti verso le scelte altrui spesso si cela l’avvilente tentativo di giustificare se stessi quando l’accusa suscita sensi di colpa. Se fosse un nostro parente ad essere violentato o ucciso e cucinato per il piacere del palato di qualcuno, certo non saremmo così indulgenti e propensi ad invocare rispetto per le scelte degli altri. Ribellarsi contro lo schiavismo, la tortura o la pena di morte degli umani, lottare contro gli oppressori, non è considerato estremismo ideologico. Quindi il problema si pone solo perché le vittime sono animali, considerati cose a disposizione dell’uomo. Quando in ballo è la vita e la sofferenza degli altri, essere vegetariani non è una scelta come un'altra: la scelta è tra vita e la morte, tra giustizia e la sopraffazione, tra l’amore e il disprezzo, tra la civiltà e la barbarie. Essere vegetariani oppure mangiatori di animali non è affatto la stessa cosa. Sono due realtà agli antiodi: l’una è per la vita, l’altra per il piacere del palato ad ogni costo. Dobbiamo essere accorti, misurati per non urtare la suscettibilità di coloro che non dimostrano sensibilità verso il dolore e la vita dei più deboli e indifesi? Noi siamo la voce di coloro che non hanno voce. Se io considero criminale chi avesse deciso di ridurre a te lo stipendio tu non mi accuseresti di estremismo; ma se dico che è ingiusta e crudele una persona che fa a pezzi una creatura, fatta come noi, tu non mi accusi di essere estremista. È questione di saggezza e sensibilità. A mio avviso nessuna espressione è sufficientemente estremista per denunciare il danno fisico, mentale, morale, spirituale, economico, sociale, ambientale dell’uso di mangiar carne.
Alimentarsi in modo vegetariano non richiede affatto essere a conoscenza del valore nutrizionale degli alimenti, saper calcolare le calorie, il quantitativo proteico, dei minerali o delle vitamine necessarie: nessuna specie animale ha bisogno che qualcuno gli insegni cosa, come e quando mangiare. Chi suggerisce di rivolgersi a dei nutrizionisti probabilmente vuole sostituirsi al medico. Nella filosofia vegetariana non è importante ciò che si mangia ma ciò che si esclude dalla propria dieta, cioè tutti quei prodotti incompatibili con la nostra natura di esseri frugivori come carne, pesce, latte, latticini formaggi e uova e consumare semplicemente tutto ciò che offre il mondo vegetale, possibilmente prodotti locali, biologici e di stagione. Naturalmente ognuno avrà il buon senso di non consumare un solo tipo di alimento, se non altro per variare il gusto ed evitare la monotonia. Ma se un individuo non fa mancare alla sua tavola una bella insalata mista a pranzo e a cena, frutta fresca di stagione, cereali integrali; legumi, tuberi, semi oleaginosi e frutta essiccata, avrà dato al suo organismo tutto ciò che serve per restare in ottima salute.
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